Casentino: piccoli borghi, foreste incontaminate e meravigliosi monasteri

La valle del Casentino

Il Casentino è la prima valle dell’Arno, maggiore fiume della Toscana.
I confini naturali di questa valle, che si estende per circa 700 kmq all’interno della provincia di Arezzo, sono dati dalle dorsali del massiccio del Pratomagno, del monte Falterona e dell’alpe di Catenaia.

E’ un luogo che racconta la storia attraverso gli Etruschi e il Medioevo, e stupisce per le meraviglie naturali del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, caratterizzato da un paesaggio dove si alternano foreste, verdi pascoli, montagne, dolci colline e piccoli borghi.

Il Casentino è anche una terra d’incontro, dove l’abate San Romualdo, più di mille anni fa, fondò Camaldoli e l’ordine religioso dei Benedettini, e dove Francesco d’Assisi, ammaliato dal Monte della Verna, vi salì più volte e posò le prime pietre del Santuario francescano.
Qui non manca l’arte, con l’itinerario dei Della Robbia e la meraviglia delle terrecotte custodite nelle piccole chiese.

Territorio feudale, il Casentino è stato sempre conteso tra Firenze ed Arezzo, dando luogo ad aspre battaglie; la più celebre, quella di Campaldino (Poppi), si combatté nel 1289 tra guelfi e ghibellini.
Sul campo di battaglia, tra le file dei fiorentini, era schierato anche il giovane Dante Alighieri.
Il sommo poeta, successivamente, durante il suo esilio da Firenze, fu più volte ospite dei Conti Guidi, tanto che descrisse il Casentino con molta cura nella Divina Commedia.

Il Medioevo ha lasciato in Casentino numerosi segni, con i castelli di Poppi, Romena, Porciano, Castel S.Niccolò, Borgo alla Collina, Montemignaio, Chitignano; fortezze che raccontano storie di famiglie e di feudi che per secoli hanno dominato il territorio.

Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi

A pochi passo dal borgo di San Martino in Tremoleto troviamo il Parco delle Foreste Casentinesi: una grande area forestale protetta, tra le più antiche e preziose d’Europa,
Il Parco, istituito nel 1993, si estende su una superficie di oltre 36.000 ettari a cavallo tra Toscana ed Emilia Romagna.
Protegge un’area forestale che in Casentino si allarga dal Passo della Calla sul monte Falterona, al passo dei Mandrioli, fino alla Verna.
Attraverso una rete escursionistica di oltre di oltre 650 chilometri, il Parco è in grado di regalare momenti spettacolari con numerosi luoghi di interesse naturalistico e storico; è stato inoltre il primo in Italia a ideare e realizzare un bellissimo sentiero per non vedenti e per persone con disabilità motoria.

Le foreste Casentinesi conservano uno scrigno di biodiversità, sono quasi 1400 le specie di flora censite, e vi convivono popolazioni di cervi, daini, lupi, tra le più numerose a livello italiano, oltre a cinghiali, caprioli, volpi, istrici, tassi.

Molto affascinante è la storia di questa zona, che è una delle aree forestali più vaste d’Europa;
già nel Medioevo si conosceva questo lembo di Toscana per le foreste e per il prezioso legname impiegato in costruzioni e carpenteria navale. Con il legno proveniente da questi boschi fu costruita la Cupola del Brunelleschi (duomo di Firenze, XIV sec.), mentre le flotte navali di Pisa e Livorno utilizzavano gli enormi abeti bianchi come alberi maestri, giganti alti anche più di 40 metri.
Ma le foreste qui non sono mai state sfruttate: hanno sempre goduto di una gestione sostenibile attenta alla conservazione e orientata al loro futuro.
Ciò è avvenuto grazie alle gestioni unitarie che si sono susseguite nel corso dei secoli: i Monaci di Camaldoli, l’Opera del Duomo di Firenze, i Frati Francescani alla Verna, e il granduca Leopoldo II di Lorena che intorno al 1700 organizzò un ampio programma di riforestazione.

Molti sono gli itinerari da visitare, a piedi, in bicicletta o a cavallo, con panorami che cambiano al variare della stagione. Emozionante il periodo del bramito del cervo, a fine settembre, quando risuona nel cuore della foresta il potente richiamo dei grandi maschi e l’Ente parco organizza il censimento, al quale si può partecipare attivamente come volontari.

Nel cuore del parco si trova la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, prima riserva Naturale Integrale istituita in Italia (1959), e insignita fin dal 1985 del Diploma Europeo delle aree protette.
All’interno della Riserva gli alberi nascono, crescono e invecchiano seguendo solo le leggi della natura, senza alcun intervento umano. E proprio l’incredibile longevità degli alberi (le ricerche hanno dimostrato la presenza di faggi che superano i 5 secoli d’età) fa prepotentemente entrare la Riserva di Sasso Fratino tra le 10 foreste più antiche dell’emisfero nord, portandola ad essere candidata al riconoscimento di “patrimonio mondiale naturale Unesco”.

Il 7 dicembre 2015 il Parco ha ricevuto un prestigioso riconoscimento: la CETS (Carta Europea del Turismo Sostenibile), uno strumento assimilabile ad un percorso di certificazione, che permette una migliore gestione delle aree protette per lo sviluppo del turismo sostenibile.

Poppi e il Castello dei Conti Guidi

Il borgo medievale di Poppi è una rara “città murata” alla cui sommità signoreggia il Castello dei Conti Guidi, opera della celebre famiglia di architetti Di Cambio e “prototipo” di Palazzo Vecchio in Firenze. Grazie a costanti restauri nei corso dei secoli, il castello di Poppi si trova attualmente in eccellenti condizioni di conservazione.
Scendendo dal castello si incontra la Propositura dei Santi Marco e Lorenzo, e davanti a questa, nella piazza principale, è visibile un raro esempio di “barocchetto toscano”, l’Oratorio della Madonna del Morbo.
Proseguendo per il borgo maestro fiancheggiato da portici che permettono una visita al coperto in ogni tempo, si giunge all’antichissima Abbazia di San Fedele, ricca di notevoli opere d’arte, tra le quali un crocifisso di Giotto.
Infine, il Monastero delle Agostiniane, che conserva pregevoli terrecotte robbiane.
La visita può concludersi con una bella passeggiata lungo tutta la cinta di mura medievali dalle quali si può ammirare un suggestivo panorama della dolce campagna toscana.

Il santuario della Verna

Il monte della Verna, ricoperto da una monumentale foresta di faggi e abeti, è visibile da tutto il Casentino ed ha una forma inconfondibile con la sua vetta (m 1283) tagliata a picco da tre parti. Sopra la roccia ed avvolto dalla foresta si trova il grande complesso del Santuario, che, dentro la sua massiccia ed articolata architettura, custodisce numerosi tesori di spiritualità, arte, cultura e storia.
Nell’estate del 1224 San Francesco si ritirò sul monte della Verna per i suoi consueti periodi di silenzio e preghiera. Durante la sua permanenza chiese a Dio di poter partecipare con tutto il suo essere alla Passione di Cristo, mistero di amore e dolore. Il Signore lo ascoltò e gli apparve sotto forma di serafino crocifisso lasciandogli in dono i sigilli della sua passione. Francesco divenne così anche esteriormente immagine di Cristo al quale già con il cuore e la vita tanto assomigliava.
L’evento delle stimmate e l’esempio di vita sono il bene più prezioso che Francesco consegna ai frati della Verna. L’impegnativa eredità di San Francesco oltre che coinvolgere personalmente ogni frate diventa anche il principale messaggio che la comunità desidera trasmettere a tutti coloro che visitano La Verna.

Il monastero e il sacro eremo di Camaldoli

Camaldoli, fondata mille anni fa dal monaco ravennate san Romualdo, è una comunità di monaci benedettini.
Di essa fanno parte due luoghi conosciuti a livello mondiale: il Sacro Eremo e il Monastero, incastonati nell’incredibile contesto naturalistico delle foreste Camaldolesi.
L’Eremo si compone di una chiesa, al cui interno troviamo una terracotta invetriata di Andrea della Robbia di fine XV secolo raffigurante una Madonna con Bambino tra i Santi Romualdo e Antonio Abate, e di una bellissima zona eremitica composta dalle celle dei monaci (non accessibile al pubblico).
Poco più in basso si trova invece la grande struttura del Monastero, con i suoi suggestivi chiostri interni, gli affascinanti ambienti dell’antica farmacia dove sono acquistabili i noti prodotti dei monaci, e la Chiesa barocca, impreziosita da opere del grande pittore e architetto aretino Giorgio Vasari.
Camaldoli, oltre che luogo di fede, è sinonimo anche di natura selvaggia e incontaminata. Si trova infatti nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, e rappresenta il perfetto punto di partenza per impegnative escursioni o rilassanti passeggiate che ci conducono tra secolari boschi di abete e faggio, in prati montani, in luoghi che offrono panorami mozzafiato.

La pieve di San Pietro a Romena

Nel comune di Pratovecchio, al centro di una bellissima campagna a cui fanno da contorno le vette dell’Appennino, sorge la Pieve di San Pietro a Romena.
La pieve è sicuramente uno dei più interessanti edifici romanici della valle del Casentino.
Fu costruita alla metà del XII secolo sui resti di una precedente chiesa dell’ottavo secolo, visibili sotto il presbiterio.
All’interno della pieve non si trovano opere d’arte significative, ma l’architettura è davvero suggestiva, e la luce che penetra dalle bifore dell’abside si imprime nella memoria di chiunque visiti questo luogo di semplicità ed armonia.

La pieve di San Pietro a Romena

Bibbiena e il santuario di Santa Maria del Sasso

Situata in cima ad un colle, a 425 metri s.l.m., Bibbiena è considerata il “capoluogo” della vallata.
I primi dati storici del paese risalgono al 979 d.C., ma le sue origini furono sicuramente etrusche.
Nata come castello dei vescovi di Arezzo, Bibbiena passò poi alla famiglia Tarlati, che ne potenziò le difese. Del periodo medievale, in piazza Tarlati, si trovano i resti della rocca della potente famiglia: la bella Torre dell’orologio e sul retro la Porta de’ Fabbri.
Tanti i motivi di visita del centro storico, che si presenta con un’affascinante architettura rinascimentale, testimoniata dai palazzi Mazzoleni, Niccolini, e Dovizi, e dalla bella chiesa di San Lorenzo con all’interno due terrecotte di Andrea della Robbia.
Fuori dal centro storico troviamo il Santuario di Santa Maria del Sasso, oasi di pace e di silenzio, di riflessione e preghiera.
Complesso architettonico di grande valore storico, artistico e religioso, unico esemplare rinascimentale nel Casentino, il Santuario fu innalzato a ricordo dell’apparizione della Madonna (23 Giugno 1347) e dichiarato nel 1899 Monumento Nazionale.